In Francia, meglio asilo nido o babysitter? La mia esperienza con due bambini mi ha fatto vedere e sperimentare cose diverse. Mi piace poter condividere ciò che ho capito e imparato, prima che i ricordi e le sensazioni svaniscano. Quindi in questo e nei prossimi due mesi vi ho preparato una mini guida sui pro e contro delle varie soluzioni, e su come scegliere, a mio parere. Un fichier sur la garde d’enfants, direbbero qua. Quello che vi dirò è basato sulla mia esperienza di 5 anni a Parigi, ma il quadro generale credo sia analogo per il resto del Paese. Consiglio pero’ di informarsi  per i dettagli amministrativi, che possono variare sensibilmente da luogo a luogo.
La Scuola Materna (école maternelle) in Francia inizia a settembre del terzo anno di vita (come in Italia), quindi tutte le soluzioni di cui parliamo sono per bimbi dalla nascita a quel momento. Le grandi opzioni alternative sono due, nido o babysitter. Tra le babysitter poi si distinguono quelle che vengono a domicilio (auxiliares parentales, dette nounou), le quali possono lavorare o per una sola famiglia o in condivisione con un’altra famiglia (garde partagée) e quelle che curano i bambini a casa propria (assistantes maternelles). In questo primo post vi descrivo l’universo dei nidi, nel prossimo le babysitter, e in quello finale vi dirò quali io considero come criteri di scelta, come io li consiglierei a un amica.
 Il nido (créche).
Iscrizione
Ci sono nidi pubblici e privati. Le mie esperienze riguardano quelli pubblici (créches collectives). Il forte scoglio è sicuramente l’iscrizione, si dice che più di un terzo dei genitori vorrebbe un posto al nido che non possono avere. Nella metropoli di Parigi i comuni (maries d’arrondissement) di solito accettano preiscrizioni tutto l’anno ma è praticamente impossibile avere un ingresso in un mese che non sia quello di settembre. Per questo molte madri, se possono permetterselo, prendono dei congedi non pagati per attendere settembre per rientrare dopo la maternità . A settembre pero’ le possibilità ci sono, almeno a Parigi.
La richiesta si fa a partire dal sesto mese di gravidanza ed è importante confermarla alla nascita e poi regolarmente ogni 6 mesi. Il requisito base è che entrambi i genitori lavorino (anche come liberi professionisti), e le tariffe sono in base al reddito familiare e possono variare dai 100 ai 900 euro mensili. Gli orari sono di solito dalle 7h30 alle 18h30 e, se si ha il posto a tempo pieno, si ha diritto a 10 ore per la giornata. Tipicamente si può lasciare e prendere il bimbo quando si vuole nel periodo 7-10 e dalle 15h30 in poi. È molto difficile avere un posto per un bebè (che sono accettati dal terzo mese di vita e per cui i posti sono proprio pochi) ma più facile per un bimbo che cammina o un 2enne. Per la mia prima bimba ho avuto il posto a 13 mesi. La seconda a 4 mesi ma perché la sorella era ancora nello stesso nido. (Vi chiedete perché i francesi fanno bimbi così ravvicinati? Ecco un indizio).
Ciascun comune ha i proprio criteri per attribuire i posti. A parte le categorie che ne hanno diritto o precedenza (gemelli, fratelli già nella stessa scuola, famiglie davvero indigenti), a Parigi il criterio attuato, almeno nel mio quartiere, è quello della rappresentatività sociale. Non vogliono né che i nidi pubblici diventino ghetti per famiglie più povere né che siano appannaggio dei benestanti, non vogliono che ci siano né solo francesi né solo stranieri. Questo è bello ma in pratica vuol dire poco, e l’anzianità in lista d’attesa non pare contare… ciò giustamente frustra molti genitori. Nella mia esperienza quello che ha aiutato è stato far notare che il bisogno di integrazione per me era importante perché volevamo restare a lungo e che nessuno parlava francese a casa, che credevo nella collettività come metodo educativo, e mostrare che ero una mamma rilassata e con fiducia nelle procedure e regole del nido. La mia insegnante di francese mi aveva convinto a fare una cosa di cui avevo davvero orrore ma che è effettivamente il modo di fare tra parigini: prendere appuntamento con la direttrice (o con il responsabile dei nidi in comune) e – importante!- subito dopo il colloquio mandare una lettera scritta ribadendo la mia motivazione. Non so se il mio è stato il classico colpo di fortuna o se le cose sono servite. Credo che il punto determinante sia stato essere piaciuta alla direttrice. Alla fine loro cercano delle famiglie che non creino troppi problemi e credano nel loro modo di fare. La fortuna pero’ certo l’ho avuta perché la direttrice del mio l’asilo (cioé quello competente per territorio) era una persona molto cordiale e accomodante che mi ha dato subito appuntamento. Conosco altre mamme che non sono mai riuscite ad avere ‘udienza’. Ha aiutato anche molto aver parlato con francesi che mi hanno costretto a seguire questa procedura otteocentesce di colloquio più lettera di supplica –  e che mi hanno pure aiutato a scriverla.
In altri comuni le procedure possono essere diverse. In uno dei comuni intorno a Parigi un mio amico ha potuto avere il posto solo perché era in grado di dimostrare di essere residente in quel paese dal 1983, perché il criterio applicato era quello di anzianità di residenza (leggermente discriminate verso gli stranieri eh) . Se state ancora chiedendovi dove vivere, informatevi. Ci sono comuni con più posti al nido e altri meno, Parigi la concorrenza è assai alta ma è molto meglio che altrove (guardate questa cartina sulla densità dei posti in creche).
La vita al nido
Che dire? Io sono soddisfatta, nel senso che ho sempre visto che i bimbi hanno delle vere attività e una vera divisione del tempo gioco, pappa, nanna e sono accompagnati verso l’autonomia. Il nostro nido ha anche un’ottima cucina interna. Certe scelte pedagogiche dette montessoriane le ho viste applicate di routine, tipo lo specchio per i bimbi che imparano a camminare etc. Le persone che ci lavorano hanno tutte una qualche formazione focalizzata sull’infanzia, anche se è al 90% al livello di una nostra prima scuola professionale. Certo, non bisogna aspettarsi, tranne che forse dalla direttrice, delle grandi conoscenze pedagogiche; non credo per esempio sia richiesta loro una laurea.
Le educatrici gestiscono, in 2 o 3, dagli 8 ai 20 bimbi, a seconda dell’età , quindi non ci si può aspettare sempre un’attenzione individuale continua (es. inutile illudersi, non si accorgeranno al volo di quando il bimbo deve essere cambiato). Dipende anche dalla fortuna sulla singola educatrice. Io sono contenta perché le ritengo delle professioniste ma posso capire le mamme che hanno avuto dubbi.
Il grande lato positivo del nido è sicuramente l’avvio alla collettività e all’autonomia. I bambini dall’anno in poi sono abituati a mangiare da soli a tavola con altri bimbi (certo una maestra per tavolo per aiutarli), ad orari precisi, ad apprendere a poco a poco, a pulirsi, svestirsi e rivestirsi da soli, a interagire con gli altri. Io ne sono stata davvero impressionata. Sono sicura che dietro c’è una buona dose di regole e di disciplina, ma è quello che si troveranno ad avere alla materna e mi sembra, vedendo le mie due figlie, che le abbiano apprese con naturalezza (ma non temete, a casa sono comunque dei mostriciattoli assai indisciplinati 🙂 🙂 )
Due cose da valutare sui nidi pubblici sono i possibili scioperi o le malattie. In 5 anni di esperienza, credo di aver avuto 2 o 3 giornate all’anno di asilo chiuso per sciopero e 2 o 3 giornate pedagogiche (asilo chiuso per aggiornamento professionale delle maestre). Mentre le seconde sono annunciate mesi prima, gli scioperi si scoprono al massimo 3 o 4 giorni prima, senza contare le volte in cui un sciopero è annunciato ma magari revocato all’ultimo (altri 3 o 4 all’anno?). Sono cose da tenere d’occhio per valutare se il nido è l’opzione migliore per voi (quanto è flessibile il vostro lavoro? Avete soluzioni emergenza tipo vicini, amici o simili?)
Sulle malattie io ero molto spaventata, perché tutti mi avevano detto che un bimbo in collettività si ammala molto e che il nido li avrebbe rifiutati. Ma ero sicura di non volere più una babysitter e ho preso il rischio di accettare lo stesso. Devo dire di essere cascata bene perché il principio che si applica nel mio nido é: ‘una volta che escono i sintomi il contagio c’è già stato, quindi inutile chiuderlo in casa per non contagiare i compagni’. So che questo principio sciocca molte mamme, ma io lo trovo razionale, sensato ed esplicito, oltre che egoisticamente pratico. Quindi vuol dire che un bimbo con un po’ di raffreddore, gastroenterite o febbre non viene rifiutato. Un bimbo viene rifiutato, o vengono chiamati i genitori per riprenderlo,  se davvero sembra non essere in grado di godersi la collettività o se crea problemi per la cura di altri (leggi: se sembra davvero molto pallido o stanco e o se ha talmente tanta gastro che le maestre finiscono per doversi occupare solo di lui). La nostra esperienza più strana è stata con la varicella. Quando il nostro primo l’ha presa, abbiamo chiesto quanto avremmo dovuto tenerlo a casa, e ci hanno guardato come alieni. Qua i bimbi con varicella sono accettati (se non si grattano troppo, se sono attivi) perché ritengono più sano che la si faccia da piccoli. Certo poi viene messo un cartello nella scuola per avvertire in caso ci siano donne incinte etc. Le malattie su cui invece sono più iontransigenti (a ragione) sono le congiuntiviti o le micosi, a causa delle quali il bimbo deve stare a casa fino alla fine del contagio.
Il privato e gli altri tipi di nidi
Per quanto ne so io, il privato non è molto diverso. Anche lì bisogna muoversi per l’iscrizione almeno con un anno di anticipo, e sperare. Comunque l’impostazione sarà la cultura francese, che è più votata verso l’autonomia e la disciplina di quella italiana. Anche quando si dicono montessoriane o altro, potrebbe non essere quello che magari avete visto in Italia o in USA dove le educatrici hanno livelli di istruzione superiori, e più liberali.
E per le mamme che non lavorano? Possibilità di posti al nido?
Sono meno ferrata sull’argomento. Credo che i nidi pubblici possano attribuire dei posti se ce ne sono in eccedenza, ma è una possibilità davvero remota, visto che più del 70% delle madri con un figlio lavorano. I nidi privati non credo facciano distinzioni. Nel pubblico ci sono quelle che sono chiamate halte–garderie, che sono dei nidi a giornata o mezza giornata. Alcuni non permettono la giornata intera ma, se vicini, possono essere una buona soluzione per un primo inserimento in collettività .
Certo, è importante sapere che la priorità è sempre data alle madri lavoratrici, e che in Francia chi non lavora, avendo bimbi piccoli, spesso è perché ha comunque un impiego ma ha fatto la scelta esplicita di volersene occupare al 100%, mantenendo il proprio posto di lavoro ma rincunciando al salario fino ai 3 anni (congés parentale). Questo è il loro modo di percepire la cosa. Quindi una mamma straniera che in comune si inalbera sul principio che non ci siano nidi per i figli di donne che non lavorano, non verrà  proprio compresa e verrà probabilmente vista male (l’ho visto capitare, ed é stato un bel clash culturale). Secondo me è importante averlo in mente per sapere come porsi.
Dimenticavo, le créches parentales. Esistono anche nidi gestiti da genitori. In questo caso si tratta di gruppi di genitori che hanno creato un’associazione e che, con avvallo del comune, gestiscono un nido. Il nido ha il proprio personale (come in un nido pubblico ma spesso, mi è parso di capire, con meno rigore sui titoli di studio) ma i genitori sono obbligati a lavorare nel nido (magari all’amministrazione, o in cucina, o secondo le loro capacità per un tot di giorni al mese). Può essere una possibilità da tenere in conto a seconda del proprio lavoro.
Il mese prossimo vi parlero’ delle babysitter. Stay tuned! E se avete domande, son qua!
Anna, Francia
Ha collaborato con Amiche di Fuso da giugno 2014 ad agosto 2016
Anche nel nido del ricciolino biondo, in Italia, valeva la stessa regola per le malattie e, devo dire, che anche a me e’ sempre sembrata molto sensata, oltre che pratica!
Molto interessante questo tuo post, grazie!
Ciao!
Post interessante e chiaro sulla diversa tipologia di nidi esistente.
Una domanda..ma si può chiedere rendez vous con le diretrici dei nidi comunali anche se le iscrizioni sono gestite dalla Mairie?
Grazie mille!
Angela
Hai proprio beccato la domanda clou Angela, vedo che sei sul pezzo 🙂 ti rispondo con calma da casa raccontandoti la mia esperienza. In teoria no, ma..anna.
Allora. La mia esperienza: per due volte alla marie mi hanno detto che non c’era nulla che dovevo/potevo fare e che non si prende rdv con la direttrice. IL che a me stava anche bene, se il sistema è cosi’ lo rispetto. alla terza volta in cui sono andata a rinnovare la richiesta, di routine, cosi tanto per avere sempre il ‘biglietto della lotteria’ in mano, la tizia del comune mi ha visto un po’ fatalista e mi disse: ‘signora ma se proprio ci tiene al posto cosa aspetta a contattare la direttrice della creche’. Io al primo momento non sapevo se abbracciarla o urlarle dietro…. il fatto é che le direttrici delle creche hanno un qualche potere nel far passare qualche dossier, e per loro è comunque utile conoscere prima le famiglie e capire se sono compatibili con la vita del nido o no.. Quindi, quello che ne ho capito io é: non lo si dovrebbe fare, ma in alcuni arrondissement /creche è comunque prassi, quindi io proverei a chiamare, tanto i numeri di telefono sono pubblici e alla peggio si ottiene la risposta che quella direttrice non vuole. non hai niente da perdere. Tra le persone che conosco che hanno avuto posto, comunque tutte hanno in qualche modo spinto per un colloquio con direttrice creche o con responsabile petite enfance.
[…] avere una babysitter in Francia, o meglio una nounou, come si dice qui (diminutivo di nourrice). Quando parlavamo di nidi vi dicevo che, a grandi linee, ci sono due opzioni da considerare: se il bimbo va a casa della […]
Grazie mille per questo post:davvero interessante! Io sono al 7mo mese di gravidanza e oggi ho fatto la pre-iscrizione alla mairie per un posto in una creche municipale. Ovviamente non ci sono criteri di selezione…quindi non ho idea se il mio piccolo verrà preso a settembre dell’anno prossimo. Da quello che ho letto, tu hai mandato delle lettere di supplica Mi daresti qualche dritta su cosa scrivere?
Grazie mille
Sonia